Riparte il mondiale di Formula 1 e la caccia alla imprendibile Mercedes di Lewis Hamilton, autentico dominatore delle ultime stagioni. Nell’albo d’oro del campionato negli ultimi undici anni ci sono solo il suo nome, quello di Sebastian Vettel e quello di Nico Rosberg; per trovare un quarto pilota capace di laurearsi campione del mondo bisogna risalire all’anno 2009, quando a vincere fu il britannico Jenson Button.
Quell’anno la stagione della Formula 1 fu davvero particolare: a fine 2008 infatti la Honda aveva deciso di ritirarsi dalle corse e di mettere in vendita la sua scuderia, che fu rilevata per la cifra simbolica di una sterlina dall’ex team manager della Ferrari Ross Brawn, forte di tre assi nella manica: i vecchi progetti Honda, comprati nel pacchetto scuderia, con soluzioni tecniche al limite del regolamento ma efficacissime; l’accordo per montare i motori Mercedes e quello per avere il marchio Virgin come sponsor.
Uno dei due piloti, anch’essi “ereditati”, era Button: non forse un fulmine di guerra, ma un pilota che, se il tempo era variabile o c’era la necessità di usare in gara strategie complicate, sul podio ci finiva sempre. Risultato: all’inizio della stagione la Brown volava, e Button macinò vittorie su vittorie, guadagnandosi un margine di vantaggio incolmabile per i rivali e mettendosi subito in tasca il titolo, che poi conquistò matematicamente alla penultima gara. A fine stagione, però, Ross Brawn vendette il team alla Mercedes, e Button passò al Mc Laren, dove corse per otto stagioni, conquistando il titolo di vicecampione del mondo nel 2011. Poi, a fine 2017, il ritiro, dopo 18 anni in Formula 1, 309 Gran Premi, 15 vittorie, 50 podi, otto pole position e altrettanti giri veloci in gara.
Ma che fine ha fatto oggi Jenson Button?
Si potrebbe dire che è finalmente uscito da tre anni di letargo in cui si è divertito a fare l’opinionista per la tv e che ora si è buttato in due imprese all’altezza del suo rango di Membro dell’Ordine dell’Impero Britannico: farà infatti il consulente per la Williams, una delle scuderie britanniche più nobili ma caduta in disgrazia negli ultimi anni, e soprattutto farà il carrozziere: insieme a due soci ha infatti rilevato lo storico marchio Radford, famoso negli anni Sessanta perchè personalizzava le carrozzerie delle più celebri case britanniche, da Bentley a Rolls-Royce, da Aston Martin a Mini, tanto che per quest’ultimo marchio personalizzò le auto dei Beatles, ribattezzate Radford Mini. A 41 anni, una sfida non certo facile.
Marco Raimondi